Irlanda
New Grange e Tara
Cronaca di un viaggio
Dopo più di dieci giorni di viaggio attraverso l'Irlanda, sempre più
mi convinco che è stata una buona idea quella di venirci adesso, in
gennaio, dopo le feste natalizie. Praticamente nessun altro turista in giro,
paesaggi ammorbiditi dalla foschia e infiniti crepuscoli pomeridiani, che
conferiscono ancora più magia ad un paesaggio già fatato.
A dire la verità completa, qualche piccola delusione c'è stata.
I fotografi che ritraggono la verde Irlanda stanno sempre molto attenti a
tagliar fuori dalle inquadrature quei dettagli che guasterebbero l'atmosfera,
ma che viaggiando sul territorio vero non si possono non notare. In fondo,
purtroppo o per fortuna, il 21° secolo è arrivato anche qui, col
suo carico di fili della luce e relativi tralicci, antenne paraboliche e non,
capannoni industriali (anche se più piccoli dei ³mostri²
che siamo abituati a vedere in Italia) e casette prefabbricate moderne, che
stridono col paesaggio, così selvaggio ed ancestrale. D'altra parte,
sarebbe follia pretendere che i poveri irlandesi continuino a riscaldarsi
con la torba, ad illuminare le case con le candele di sego ed evitino di guardare
la TV solo per compiacere il senso estetico di noi turisti, che veniamo a
vedere questa “terra senza tempo”. L'altra riserva è squisitamente
personale: credo di non essere in compagnia della persona giusta: l'amico
con cui sto viaggiando sta rivelando una mentalità squisitamente pratica,
e poco incline a lasciarsi trasportare dalla malìa dei luoghi. E questo
forse rovina un po' la festa anche a me.
Oggi comunque è il gran giorno. Nella tarda mattinata arriveremo finalmente
a Tara, contea di Meath. Il giorno seguente sarà la volta di Newgrange,
e quindi Dublino. Poi ripartiremo.
Un'altra buona idea suggeritami dalla brillante impiegata dell'agenzia
viaggi è stata quella di viaggiare con un “open voucher”,
una specie di libretto di buoni pernottamento, facendo il giro delle “farms”
(le fattorie). Questo ci ha fatto vivere forse un po' più “dal
di dentro” la vita della gente di qui.
Infatti sinora abbiamo visto di tutto: dalla micro-fattoria dell'anziana vedova,
che ci serviva il pudding di tapioca (tremendo!!!) per colazione, alla giovane
coppia di nobili decaduti, la cui fattoria è un castello! Un vero castello!
Però lui entra in casa con gli stivali inzaccherati dalla stalla. Se
questi due hanno la puzza sotto il naso, non si può dire che ce l'abbiano
per superbia!
La farm nella quale abbiamo pernottato stanotte è qualcosa di decisamente
più chic. Niente mucche e sterco in giro: sembra una specie diŠ
salotto letterario. La proprietaria è una dignitosa, corpulenta signora
sui sessant¹anni. La clientela si aggira sulla stessa età, e le
zone di soggiorno comune sono letteralmente zeppe di libri. Il peso della
cultura!
Ora stiamo viaggiando in direzione della gloriosa collina. Il tempo da due
giorni è davvero molto perturbato, e parlano addirittura di un nubifragio
in arrivo. Per ora piove come d'abitudine da queste parti solo
a sprazzi.
Giungiamo sul posto e parcheggiamo. La passeggiata per arrivare sulla cima
della sacra collina non è lunga, e la salita dolce. Eccomi dunque su
questa altura così famosa e ricca storia e leggende.
Ha smesso di piovere, ma pesanti nuvoloni grigi rotolano da ovest, portati
da un vento teso e freddo che mi sibila nelle orecchie, mi scompiglia i capelli
e sembra voglia strapparmi i vestiti di dosso. Giro lentamente su me stessa,
guardo in tutte le direzioni. Ad est, squarci di sereno come lame bianco-azzurre
tagliano lo spesso strato di nuvole.
Respiro profondamente, chiudo gli occhi ed ascolto. Qualcosa dovrò
pur sentire, dentro di me. Ripenso agli anni e anni ad ascoltare musica celtica
commuovendomi di nostalgia per qualcosa che non avrei saputo definire, ricordo
i cumuli di libri letti, le ispirate poesie di Yeats, le leggende irlandesi
da lui raccolte e da me rilette decine di volte. Eccomi! Ora sono qui! Attendo.
Una voce, una vibrazione, una sensazione particolare? No. Nulla. Silenzio.
Solo il vento, e sempre più impetuoso.
Riapro gli occhi. Brucando, una delle immancabili pecore irlandesi dal muso
nero si è spostata vicinissima a me, ed ora, masticando lentamente
mi osserva con sguardo interrogativo. Sinceramente, mi aspettavo sensazioni
più forti.
Mi soffermo ancora qualche minuto. Pesanti goccioloni d'acqua che iniziano
a precipitare dal cielo mi convincono definitivamente che, se voglio trovare
i miei punti di riferimento spirituali, probabilmente non è qui che
li devo cercare. Sono delusa. Ero proprio convinta!
Tornando, ci fermiamo in un pub, attratti dalla stranissima insegna che il
proprietario ha posto fuori dal locale: due gambe, vestite di tutto punto
con pantaloni e stivali, che sporgono da un bidone: come se qualcuno ci fosse
finito a testa in giù. Mi consolo con una Kilkenny rossa: nonostante
tutto non riesco a farmi la bocca alla Guinness. Un sapore troppo pesante
e denso, per il mio palato. Una prova di più che non è qui che
affondano le mie radici? Chissà!
Torniamo alla cosiddetta fattoria, e ceniamo in un'atmosfera contegnosa d'altri
tempi. Poi a nanna: domani ci aspetta Newgrange.
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La nuova giornata esordisce decisamente meglio della precedente.
Un bel sole ci accoglie al nostro risveglio, ed anche il viaggio in auto per
raggiungere la nostra meta è notevolmente più piacevole, anche
se un po' più lungo.
Stranamente il tempo non cambia coll'avanzare delle ore, per cui raggiungiamo
il sito nella tarda mattinata, ed il tumulo ci appare in tutto il suo splendore
sotto un cielo azzurrissimo. E' possibile visitare il monumento soltanto accompagnati
da una guida, per cui bisogna pazientare un po¹: i gruppi devono essere
necessariamente ristretti, visto che l'interno del tumulo non è propriamente
spazioso.
E' finalmente il nostro turno. Risulta chiaro che ogni visita si svolge secondo
uno schema ben preciso. Si cammina in gruppo intorno alla struttura, apprezzandone
l'equilibrio, la forma possente, il bianco brillante delle pietre con cui
è costruita, tornate al primitivo splendore grazie ad attenti restauri.
Ci si sofferma sulla soglia, ad osservare la famosa pietra scolpita a spirali,
famosissima e ultrafotografata, illustrata praticamente in ogni pubblicazione
che parli di celtismo. Finalmente si penetra all¹interno, attraverso
una bassa porta sormontata da una stretta fessura orizzontale, come una piccola
finestra. Procediamo lungo lo stretto corridoio in terra battuta che porta
nel cuore del tumulo, ed arriviamo alla camera sepolcrale, che in realtà
si dirama da un piccolo spiazzo centrale in tre stretti cubicoli, o meglio
nicchie, formando una specie di croce. Uno si trova diritto di fronte all'entrata,
gli altri due lateralmente. In tutti e tre furono in passato ritrovate ossa
umane, pare residui di cremazione, deposti in specie di vasconi tondeggianti
in pietra, che ricordano delle ciotole gigantesche. La gentile signorina che
ci ha guidati sin qui, a questo punto richiama la nostra attenzione, e premendo
un pulsante accende un semplice faretto montato sull'apertura sopra l'entrata.
Un raggio di luce attraversa il corridoio da un'estremità all¹altra,
e va a colpire la parete al fondo della nicchia centrale, quella di fronte
all'entrata.
E' ciò che accade ogni anno al sorgere del sole al 21 dicembre, giorno
del solstizio d'inverno, in quello precedente e in quello successivo. Per
tre mattine all'anno, il primo raggio del sole nascente si insinua nella stretta
apertura sopra la porta del tumulo di Newgrange, ne attraversa completamente
l'oscuro interno, e va ad illuminare la parete di fronte, all'interno di una
nicchia dove per secoli e secoli hanno riposato i resti umani di chissà
quale misterioso personaggio dell'antichità. Una sepoltura gloriosa,
ricca di misticismo, dalle potenti implicazioni spirituali, il cui significato
possiamo solo intuire, senza però comprenderlo nella sua interezza.
La nostra guida ci informa che esistono liste d'atttesa di anni, di persone
che si prenotano per poter essere tra i fortunati ad assistere all'alba del
solstizio d¹inverno a Newgrange. E molti sono sfortunati, poiché
spesso ciò avviene in condizioni di tempo perturbato, per cui il primo
raggio di sole semplicemente per quell'anno non c'è. O meglio non lo
si può percepire con gli occhi.
Impressionante tuttavia pensare come, da un tempo più lontano di quello
della costruzione delle piramidi, con o senza la presenza umana, ogni anno
qui sia avvenuta questa intima unione tra il Sole e la Terra, tra l'essenza
maschile e quella femminile. Un rito potente, ed in un luogo scelto indubbiamente
dagli antichi per una sua altrettanto forte energia intrinseca. Davvero difficile,
qui, non sentire nulla, restare indifferenti.
Infatti rimango per tutta la giornata con questa strana sensazione addosso,
come di un'inconsueta leggerezza, e tuttavia mi sento pervasa da pensieri
quasi inquietanti.
Il buio, il grembo, la terra, il tumulo rigonfio come un ventre gravido. Ed
insieme la sepoltura, le ossa morte, la cenere, il silenzio. E poi la luce
improvvisa che invade, feconda, rivitalizza. Le epoche che si rincorrono,
il tempo. La vita, la morte, la rinascita, l'eterna ruota.
Questi sono i miei ultimi pensieri, la sera, prima di cedere al sonno nel
letto dell'ennesima fattoria.
Domani saremo a Dublino. Ma sono certa che nessuna città, per quanto
bella e ricca di storia, potrà mai nemmeno lontanamente eguagliare
la magia di un luogo come Newgrange.
Beith .
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